“Yohji Yamamoto. Letter to the future”, curata da Alessio de’Navasques, propone in uno speciale percorso espositivo una serie di abiti che tracciano il rapporto ambivalente e poetico del designer con il tempo. I busti Atelier di Bonaveri scelti per dialogare con i capi in mostra.

Milano | Trasformazione, avanguardia, libertà. “Yohji Yamamoto. Letter to the future” traccia un nuovo capitolo nella programmazione espositiva della Galleria di 10·Corso·Como voluta da Tiziana Fausti e dedicata alla cultura della moda, ai suoi attraversamenti di estetiche e immaginari. Dal 16 maggio al 31 luglio lo spazio milanese espone venticinque abiti del designer giapponese, importante figura del mondo della moda che ha messo in discussione i canoni della struttura dell’abito, grazie ai tratti avant-garde dei suoi capi, invitando la moda a riflettere su nuove possibili silhouette.

Si tratta di uno speciale progetto espositivo, per la prima volta in Italia, dell’emblematico designer e poeta del nero, e che traccia, come calligrafie, una lettera al futuro: una dichiarazione immaginifica che fende lo spazio in una parade concepita come un’unica installazione. Curata da Alessio de’Navasques – docente di Fashion Archives presso Sapienza Università di Roma – la mostra presenta capi di archivio provenienti dalla Collezione Yohji Yamamoto di epoche e stagioni diverse, dal 1986 al 2024, che definiscono il rapporto ambivalente e poetico del designer con il tempo, in un flusso asincrono di forme, asimmetrie e materiali.

Gli abiti sono allestiti, senza artifici scenografici, sui busti sartoriali della collezione Atelier di Bonaveri, simili a quelli sui quali originariamente hanno preso vita: viene tracciato così un percorso di corrispondenze tra le sue riflessioni sul senso del futuro – stampate a parete – e una selezione di capi di archivio, che dimostra la sua relazione tra corpo e abito nel superamento della dimensione cronologica. I busti Bonaveri accompagnano le texture e le linee, valorizzano abiti e forme facendo emergere il colore nero, tonalità cosmica principalmente usata e apprezzata dal designer.

Nei volumi plasmati da Yohji Yamamoto non sembra esserci più un inizio e una fine, perché l’aria circola tra il corpo e il tessuto e l’abito sembra respirare, senza le costrizioni di una struttura predefinita. Al centro della mostra, l’idea dell’imperfezione accogliente per ogni forma, e la sperimentazione dei volumi e dei tessuti – lavorati o lasciati scivolare, drappeggiati o scultorei – motivi che hanno rivoluzionato il rapporto tra capo e persona: per una libertà che guarda al futuro, senza vincoli di tempo.